LO STAGISTA TERRORISTA (Porto Seguro Editore, 2021 / menzione di merito al Premio Letterario Internazionale “Città di Sarzana” 2021)

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Pierpaolo è il prototipo ambulante della generazione dei millennials: un indistricabile conflitto fra frustranti idiosincrasie, quotidiane incertezze e una disarmante assenza non solo di risposte, ma addirittura di domande. Precarietà e umiliazione del talento personale inoltre caratterizzano ogni sua esperienza lavorativa. Stufo di questa incertezza figlia della nostra epoca, Pierpaolo decide di accettare a scatola chiusa un lavoro ben retribuito e ricco di benefit. Il datore di lavoro? Una grottesca quanto surreale organizzazione terroristica di fama internazionale. Il racconto della disperazione di chi cerca il suo posto nel mondo senza riuscire a trovarlo e quindi decide di scendere a compromessi pur di conservare la propria dignità di lavoratore.


L’OMBRELLO ARANCIO (Undici Edizioni, 2021)

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Il presente libro nasce dalle traduzioni scelte ed effettuate da Agostino “Aldo” Mantovani, fra le altre cose appassionato esperantista, operate sulla leggermente più estesa raccolta intitolata “Oranĝa Ombrelo”, edita nel 1986 dalla casa editrice della sezione esperantista cinese. La pubblicazione originale raggruppava al suo interno svariate novelle brevi, realizzate da differenti autori cinesi, i quali nel presentare il loro contributo al particolare progetto avevano già steso o tradotto in esperanto le proprie creazioni artistiche. Un terzo passaggio linguistico, apportato negli ultimi anni, ha donato una seconda vita a queste narrazioni, facendole approdare all’idioma nostrano e, potenzialmente, a un pubblico con meno familiarità con l’Esperanto-movado. Prefazione di Michela Lipari, presidente Federazione Esperantista Italiana.


TRE STANZE (Undici Edizioni, 2019 / Il componimento “Le stanze del femmineo. 1.” finalista al Premio Internazionale Il Federiciano 2019; menzione d’encomio al Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti 2019; menzione di merito al Premio Letterario Internazionale “Città di Sarzana” 2020)

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Tre stanze. Stanze come spazi materiali in cui bivaccare. Stanze come strofe poetiche su cui poter navigare. Stanze come non-luoghi simbolici dove poi ammarare. Tre occhi gettati su altrettanti mondi possibili, nella vana speranza di riportare a casa per i propri simili qualche scintilla dal monte Olimpo. All’improvviso non sono più tre, ma trentatré: trentatré respiri esalati in trentatré universi paralleli e al contempo divergenti, uniti da maglie invisibili che rimandano nell’attitudine alle invisibili città di calviniana memoria.


IL PECCATO ARMENO, OVVERO LA BINARIETÀ DEL MALE (Undici Edizioni, 2017 / premio speciale Giovani Emergenti al Premio Letterario Internazionale “Città di Sarzana” 2018; semifinalista Contropremio Carver 2018; finalista Premio Internazionale Cumani 2019)

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“Claude-Henri percepiva ciascuna emozione incrementata in modo esponenziale. Ogni minima gioia della vita centuplicata. E così anche per il dolore. Questo l’ovvio contrappasso”. L’essenza basilare della figura del protagonista Claude-Henri si evince facilmente sin dalle prime battute del suo travagliato percorso nel mondo: dagli aromi e dalle parole armene che galleggiano per le strade della città di Van sino al severo apprendistato nella disfunzionale quanto maledetta famiglia Dadrian. Le notizie della fine di un’era giungono attutite ai distanti margini orientali dell’impero: cosicché la stessa imminente deflagrazione di quest’ultimo, così come un’Europa affacciata sull’abisso, passano in secondo piano innanzi un microcosmo fatto di bizzarri personaggi e amori proibiti. Impossibile invece attutire l’assordante clamore generato dalle prime avvisaglie di quello che sarà ricordato come uno dei genocidi più occultati della storia, malinconico sfondo della corsa che condurrà Claude-Henri sino al traguardo della vita adulta. Il tutto sempre osservato dal ragazzo attraverso una personale lente deformante, che gli consente di applicare a ogni aspetto del suo vissuto la propria legge di binarietà, d’incontrovertibile dualismo.


QUI NON ARRIVA LA PIOGGIA (Edizioni della Goccia, 2015 / Menzione di merito al Premio Letterario Internazionale “Città di Sarzana” 2019)

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Oscar è da sempre un ragazzo particolare. Percepisce sulle sue spalle l’alienazione di una generazione intera, è ossessionato da fastidiosi tic nervosi e vive nell’illusione di diventare uno scrittore: ambizione frustrata da presunti blocchi e mille fobie. L’autodistruzione di Gaia, primo e unico grande amore ridotto ad un vuoto feticcio dipendente dal crack, completa il quadro della sua travagliata esistenza. Un giorno Mark, compagno di mille esperienze, discussioni esistenziali e filosofiche, muore di tumore nominando Oscar unico erede di un bizzarro lascito: non somme di denaro o parole poetiche, ma un minuto recipiente del suo sperma, congelato nell’azoto, con l’onere di consegnarlo a una banca del seme di Amsterdam. Il trasferimento dovrà avvenire con la Harley Davidson di Mark, che rimarrà di proprietà di Oscar una volta esaudito il desiderio dell’amico. Il giovane disadattato si lancerà alla cieca nell’inaspettata missione, dapprima giudicando con astio e sospetti d’egoismo quell’inopportuno dono postumo, comprendendo però in dirittura d’arrivo che il vero beneficiario della richiesta di Mark altri non è che lui stesso, arricchito e radicalmente mutato dalle allucinanti, e a volte allucinogene, esperienze raccolte lungo il tragitto verso nord. Portato a termine l’incarico, a Oscar si rivelerà un nuovo significato del rapporto vita-morte: scoprirà quanto sopravvalutata sia la nera consolatrice e come, in realtà, da ogni fine apparente abbia origine nuova vita.